La notizia della chiusura del Paris Theatre tra l’agosto e il settembre 2019 ha provocato una scossa emotiva a New York, e non solo.
D’altronde parliamo di un cinema che ha fatto la storia. Situata di fronte al Plaza su West 58th, quella sala ha visto passare centinaia di film girati nell’albergo (quasi tutti premi Oscar e classici, come North By Northwest di Hitchcock), passeggiare Edison e Tesla, e accendere di elettricità e corrente la città.
Ha assistito all’avvento delle macchine da presa, o fatto da scenario per star che tornavano stanche struccandosi dopo una première. paris theatre ny chiuso
Adesso, tutto questo, è svanito.
La storia paris theatre ny chiuso
Inaugurato nel 1948, il Paris Theatre è riuscito a superare lo Ziegfield come longevità.
Era tempo di guerra, e Marlene Dietrich tagliava il nastro insieme all’Ambasciatore francese con l’idea di proiettare soprattutto film francesi, e capolavori del calibro di Fellini o Zeffirelli.
Trasformazioni, tristi trasformazioni paris theatre ny chiuso
Ma si sa che a New York cambia tutto a grande velocità. Pensare che prima ha chiuso Fao Schwartz, il leggendario negozio di giocattoli con le due giraffe, immortalato spesso sul grande schermo, strappando una parte dei ricordi di generazioni newyorkesi in lacrime.
Poi il Plaza è stato al centro di mille passaggi di proprietà, fino a diventare un complesso di appartamenti.
Si assiste, pertanto, alla fine di un’era, ed è inevitabile rendersi conto che un certo tipo di esperienza cinematografica stia tramontando.
Intanto, l’’Ambasciata e il Consolato Francese organizzano, durante l’estate, diversi festival di cinema all’aperto.
Rispetto all’Italia, inoltre, le sale sono o sembrano perennemente piene. Ci si va anche da soli.
Alle 10 del mattino di un giorno infrasettimanale ci saranno almeno 15 persone.
Il guadagno del box office passa da crolli significativi a esplosioni da record grazie a film-evento e saghe.
E’ chiaro, però, che la qualità artistica ormai non riguarda solo il medium visivo per eccellenza. Si estende anche ad altre frequenze e piattaforme.
Ecco perché si parla di morte del cinema indipendente: la Disney o i supereroi dominano le classifiche, eppure non è mai stato più facile proporre contenuti unici, eccentrici, sperimentali in digitale, con personaggi e scelte narrative meno tradizionali.
Il futuro
Si sta diffondendo, comunque, un nuovo cinema, buio, silenzioso, raffinato.
Tutto è minimalista, e creato in modo tale che non si disturbi il film, pur mantenendo uno spirito comunitario.
C’è un bar con cocktails e vino, menu di sei pagine sui sedili e vassoi. Nessun cameriere entra durante la proiezione: tutto è organizzato in precedenza.
E’ il Cinebistrò Vip, un paradiso per i cinefili moderni: the Alamo Drafthouse o Metrograph sono solo alcuni esempi.
Un’evoluzione rispetto ai loro predecessori, mossi solo dal marketing. I prezzi sono alti, ovvio, ma è il mezzo più efficace per interrompere tutte le relazioni online, e dedicarsi a quelle faccia a faccia.
Sembra l’avanzare del progresso, ma in realtà, pensandoci bene, è il superamento del consumismo puro e spietato.
Si tratta, infatti, di esperienze che avvicinano al desiderio di spettacolo dell’800 di Edison, di P. T Barnum, del circo, del teatro greco.
Non è un caso, dunque, la tristezza provata pensando che un colosso come il Paris Theatre finisca così i suoi giorni. Perché non rilanciarlo? Chissà quali altre sorprese avrebbe potuto riservare…
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