“Mi rendo conto che c’è un’enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante…».
Parlava così Giuseppe Fava ai microfoni di Enzo Biagi in una nota trasmissione di Rai Uno nel 1983.
Dichiarazioni che ne hanno sancito la “condanna” definitiva, visto che appena sette giorni dopo veniva assassinato nella sua macchina, con una scarica di colpi alla nuca.
Una figura emblematica nel panorama giornalistico italiano, da celebrare quando si parla di lotta alla mafia.
Come? Con un film che andrà in onda proprio su Rai Uno durante la prossima stagione invernale.
Si chiamerà Prima che la notte (titolo ancora provvisorio), e prenderà spunto dall’omonimo libro di Claudio Fava e Michele Gambino, che insieme a Monica Zapelli e Daniele Vicari, hanno curato la sceneggiatura del nuovo lungometraggio.
Chi è Fava
Cronista per La Domenica del Corriere e Tuttosport, Giuseppe Fava fu caporedattore dell’Espresso Sera fino al 1980, anno in cui decise di tornare in Sicilia.
Qualcuno lo avrebbe visto alla direzione del secondo quotidiano catanese, La Sicilia, ma l’editore Mario Ciancio Sanfilippo gli preferì un altro giornalista.
Tra le motivazioni, l’indole troppo libera di Fava, e il suo essere eccessivamente incontrollabile da chi comandava.
Inaugurò, così, un nuovo quotidiano di stampo antimafioso: Il Giornale del Sud. Intervistò anche persone legate a Cosa nostra, ma dopo poco tempo venne rilevato da una cordata di imprenditori molto vicini al boss Santapaola, catanese, considerato tutt’oggi una delle più tremende bestie nere della mafia siciliana.
Fava venne licenziato, ma non si arrese. Decise di dar vita a un mensile d’inchiesta tutto suo, I Siciliani, con una linea editoriale ancora più reazionaria verso la mafia di quanto non lo fosse il quotidiano che dirigeva prima, e che nel frattempo i nuovi proprietari avevano deciso di chiudere.
Il primo numero uscì nel 1982, e si fece subito notare per le inchieste contro le basi missilistiche americane in Sicilia e per quelle nuove, più scomode, sull’apparato mafioso.
Tra queste, ne fece scalpore soprattutto una, che collegava quattro imprenditori, Mario Rendo, Carmelo Costanzo, Francesco Finocchiaro e Gaetano Graci – alcuni dei quali editori del Giornale del Sud – più altri personaggi, tra cui Michele Sindona, al clan mafioso Santapaola.
La storia vuole poi che proprio quell’anno venisse ucciso dalla mafia il generale-prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.
In seguito Rendo e Graci tentarono di comprare il mensile, al fine di poterlo gestire ed evitare che le inchieste mettessero naso nei loro affari, ma nessun’offerta venne accettata e, anzi, Giuseppe Fava continuò a pubblicare foto che ritraevano Santapaola con assessori, imprenditori, funzionari dello Stato, liberi professionisti e questori. Pippo Fava film Catania
Fava, però, non è solo questo. Spiccano anche le sue opere teatrali. Tra tutte, l’Ultima violenza, che apre uno squarcio sugli scandali e le corruzioni tra i potenti.
Made in Catania
Il film, prodotto da Paola e Fulvio Lucisano per Italian International Film con Rai Fiction, è ambientato a Catania, e prevede la partecipazione di un cast tecnico e attoriale interamente locale.
Giuseppe Fava è interpretato da Fabrizio Gifuni. Al suo fianco anche Lorenza Indovina e Dario Aita.
In regia, Daniele Vicari, che di recente ha affermato: “Avevo voglia di raccontare la vicenda di un uomo libero da ogni schema, fino alle estreme conseguenze”.
Tra i luoghi simbolo di Catania in cui sono state girate alcune scene del lungometraggio, c’è soprattutto via Giuseppe Fava, l’ex via dello Stadio, dove il giornalista venne brutalmente assassinato. Pippo Fava film Catania
Riprese anche in piazza Dante e presso lo stabilimento tipografico della Etis 2000 (dalla rotativa al cortile esterno).
Curiosa è soprattutto la scena natalizia girata nei giorni di caldo infernale a Catania, dove i protagonisti indossano i maglioni di lana davanti all’albero di Natale.
Il film, in particolare, non racconta la storia della morte di Fava, ma parla di come i due amici – che hanno scritto il libro – hanno vissuto quella notte, e si sono risvegliati la mattina successiva da orfani.
Non è la cronaca dell’eroe che tutti conoscono, ma la quotidianità di un uomo, con le sue abitudini e la sua grande umanità.
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