Anche la Sicilia ha la sua realtà cinematografica. Un’oasi che fa a pugni con limiti tecnici e culturali, ma che non smette di pulsare, come un cuore, sempre attivo.
Tra i rappresentanti di questo intrigante panorama, Fabio Schifilliti, regista messinese, autore di diversi cortometraggi e documentari, che hanno come protagonista proprio la Trinacria.
Cinemondium.com lo ha raggiunto telefonicamente. Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni:
Com’è nata la tua passione per il cinema?
«Ho iniziato all’età di 17 anni. Mio padre, quand’ero piccolo, mi portava spesso al cinema. Mi emozionava tanto il contrasto tra il buio della sala e la luce del proiettore con le immagini enormi sullo schermo. Mi sentivo come in un mondo magico. Ma il mio ingresso vero e proprio nell’ambito cinematografico risale al primo laboratorio di cinema organizzato nel liceo che frequentavo a Messina. Lì ho capito davvero, a livello pratico, cosa significasse fare cinema. Così ho iniziato tutta una serie di studi personali sui libri, ho fatto l’assistente alla regia per spot, film, fin quando non ho realizzato il mio primo cortometraggio. Nel frattempo mi sono iscritto all’Università, a Beni Culturali. Ho cominciato a vincere i primi festival. Uno dei premi più importanti, il Cubovision Film Award Telecom Italia&Rai Cinema, è arrivato due anni fa, con “Come le onde”, che mi ha permesso di andare a Los Angeles a rappresentare l’Italia». Fabio Schifilliti regista Sicilia
Cosa ha ispirato la realizzazione di questo documentario?
«“Come le onde” rappresenta più la Sicilia, che l’Italia. Parla di una poetessa siciliana, Maria Costa, una sorta di versione femminile del poeta bagherese Ignazio Buttitta. Artista nota in tutto il territorio, ho scelto proprio lei innanzitutto perché ci ha sempre accomunati il mare, perenne protagonista delle sue poesie. Lei diceva sempre che il mare era la sua vera fonte di ispirazione. Anche per me lo è, e non potrei mai viverne senza. Infatti, al momento, ho deciso di non trasferirmi altrove. La cosa che mi ha stupito di più è che Maria Costa sapeva tutto di tutto il mondo, tanto da scrivere poesie descrivendo luoghi che non aveva mai visto con minuzia di particolari. Conosceva, inoltre, un sacco di personaggi famosi che ha cantato nei suoi componimenti. Insomma, era un simbolo per l’intera città. Così ho pensato di renderla immortale attraverso il mezzo cinematografico».
Quale pensi sia la differenza (sia in negativo che in positivo) tra cinema italiano e cinema straniero?
«La principale differenza tra il cinema italiano e il cinema americano riguarda, prima di tutto, la tematica delle storie raccontate: in America i protagonisti sono spesso degli eroi con i quali il pubblico può subito immedesimarsi. L’eroe, tra l’altro, cattura qualsiasi tipo di pubblico, e non a caso è sempre un attore/attrice di grande fascino. L’Italia, provenendo invece dal neorealismo, ha l’esigenza di raccontare spesso la realtà quotidiana nella sua semplicità, e gli attori rappresentano la nostra vera essenza e aspetto. Negli ultimi anni purtroppo c’è la tendenza a raccontare troppe commedie sentimentali, e si investe poco in nuovi generi o in veri talenti. Non c’è spazio quindi per gli eroi fighi e bellocci. In America c’è anche un grandissimo lavoro sulla fotografia ed effetti visivi, cosa che in Italia avviene raramente, tranne per quel tipo di cinema formato da Tornatore, Bertolucci, Muccino, Sorrentino, etc. Il problema principale comunque è che in America i registi iniziano a lavorare molto giovani, e hanno così la possibilità di esprimere al massimo le proprie potenzialità. In Italia c’è, invece, un sistema chiuso sotto certi aspetti, e a quarant’anni sei considerando ancora un “regista esordiente”. Sono, però, speranzoso e credo sempre che il vero talento prima o poi esca fuori. Fabio Schifilliti regista Sicilia
Il mio sogno è quello di importare il cinema in Sicilia per esportarlo poi in tutto il mondo. Abbiamo tutti i tipi di paesaggi marini, paesaggi montani, etnie diverse grazie alle diverse dominazioni, architetture, cibi diversi, musiche diverse, etc.. La Sicilia è come se fosse un grande mondo in una piccola regione. È un favoloso set naturale. Gli americani hanno il sogno americano. Io ho il sogno siciliano. “Noi siciliani abbiamo una virtù: ci esprimiamo con niente ottenendo il massimo”: mi piace rievocare, a tal proposito, questa frase pronunciata dal maestro di Tornatore, Mimmo Pintacuda. Un motto che ho fatto mio, e che dimostra quanto sono orgoglioso di essere siciliano».
Quali saranno i progetti per il futuro?
«Ho realizzato l’ultimo corto l’anno scorso. Si chiama “Al di là del mare”. Sta vincendo molti festival in tutto il mondo; America, Malesia. Sarà proiettato anche in Finlandia, Svezia, Kenya e Giordania, oltre che in Italia. E’ la storia di un immigrato a Messina, proveniente dal Gambia, bravo a suonare il pianoforte. Si aggiudica un concorso musicale. Il premio? Fare il suo primo concerto in Calabria. Solo che, arrivato coi barconi, vede il mare come morte. Quindi dovrà capire se superare questo suo limite, lo Stretto di Messina, o chiudersi nelle sue paure. E’ un po’ una metafora dedicata a qualsiasi persona che intende realizzarsi altrove, fuori da questa terra, per poi tornare. Lo Stretto di Messina, infatti, è sempre stato per molti sia un ostacolo che un ponte per raggiungere i propri sogni».
Sto scrivendo, inoltre, il mio prossimo film insieme a due grandi sceneggiatori di cui non posso ancora fare il nome. Nel frattempo realizzerò un altro corto, sempre in Sicilia, e un documentario, a fine settembre, promosso dalle cooperative sociali per raccontare cosa accade all’interno dei centri di accoglienza di immigrazione minorile. E’ una tematica alla quale sono molto legato. Cerco di aiutare queste persone nel mio piccolo, cinematograficamente. Loro sono come i nostri avi siciliani quando andavano in America, se non addirittura peggio. Perseguitati dalla guerra, sono costretti a scappare dal proprio paese.
In particolare, mi piace raccontare del turbinio dell’animo umano, forse perché è qualcosa di cui quotidianamente siamo afflitti.
La prima regola del cinema? “Non lamentarti ma sfrutta ciò che hai”: ecco, io cerco di applicarla non solo nei miei film, ma anche nella vita in generale… e devo dire che non mi trovo male!».
Fabio Schifilliti regista Sicilia Fabio Schifilliti regista Sicilia Fabio Schifilliti regista Sicilia