Il terzo episodio di quella che può essere definita una saga in miniatura. Smetto quando voglio Ad Honorem trama
È Smetto quando voglio – Ad Honorem, al cinema dal 30 novembre. Smetto quando voglio Ad Honorem trama
Il nuovo film di Sidney Sibilia è stato presentato al Torino Film Festival, nella sezione Festa Mobile, prima di sbarcare nelle sale cinematografiche.
La trama
Nei due precedenti lungometraggi (2014 e 2017), la banda di ex ricercatori universitari, guidata da Pietro Zinni (Edoardo Leo), tenta di evadere dalla precarietà lavorativa prima spacciando smart drugs. Poi intrufolandosi nella fabbrica di Sopox.
Essendo colti in flagrante, i membri dell’allegra gang vengono arrestati e distribuiti in carceri diverse.
Pietro, rinchiuso a Regina Coeli, insiste nel dire che un folle, Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio), ha sintetizzato gas nervino, ed è pronto a fare una strage “istituzionale”.
Si fa così trasferire a Rebibbia per incontrare il Murena (Neri Marcoré), che detiene informazioni utili al caso.
A partire da questo confronto, un’idea balena in testa a Zinni: rimettere insieme la banda di professori, quelle menti brillanti che per combattere la disoccupazione e la noia, alla ricerca di libertà e autoaffermazione, sono stati sempre disposti a tutto.
Punti di forza
Una coerenza narrativa a dir poco impeccabile (è probabile che il secondo e il terzo capitolo siano stati girati insieme).
La sceneggiatura segue un filo tematico e ideologico, privo di sbavature.
Quello che accade nel primo episodio di Smetto quando voglio, infatti, è decifrabile solo alla fine della trilogia.
I personaggi sono tra i più amati. Ci si riconosce subito in loro, e vi si apprezza qualsiasi gesto, dal più estremo al più comico.
Ad Honorem, in realtà, è un mix di emozioni che supera di gran lunga il carico sentimentale dei due precedenti.
La voglia di rivincita e la rabbia per un sistema che premia solo i raccomandati e non chi merita davvero, la fanno da padrone.
Zinni e il resto della banda (Valerio Aprea, Stefano Fresi, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Giampaolo Morelli solo per citarne alcuni) non si arrendono.
Continuano a lottare per una società migliore, mettendo in gioco determinazione e simpatia.
Regia agile, montaggio rapido, colori accesi, dialoghi divertenti ma velatamente dolorosi: sono le altre chicche che fanno di Smetto quando voglio un film benvoluto dalla critica e dal pubblico.
La morale della favola è chiara: si può scardinare un sistema anche dall’interno, facendo del cambiamento una virtù, e non una meta indistinta e pericolosa nella quale imbattersi.
Commedia all’italiana, sì, ma senza rinnegare l’amore per la conoscenza e il lavoro che i nostri supereroi mettono sempre al primo posto, nonostante le varie peripezie che affrontano col desiderio di stravolgere irrimediabilmente le proprie vite.
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