Musica e cinema. Un binomio che negli ultimi tempi sembra funzionare. Soprattutto quando i protagonisti sono star acclamate in tutto il mondo.
Non si tratta, però, di uno sfruttamento di massa. Gli artisti che appaiono sul grande schermo non servono solo ad incrementare gli incassi. Ma anche a infondere quel pizzico di pepe in più, rendendo avvincente la storia.
È il caso di Let Me Make You a Martyr (Lascia che io ti renda un martire), film indipendente, scritto e diretto da John Swab e Corey Asraf, con la partecipazione di una delle figure più controverse e bizzarre del rock mondiale: Marilyn Manson.
Il lungometraggio, in stile indie, è già stato presentato al Fantasia Film Festival di Montreal lo scorso luglio.
Dal 25 maggio sarà proiettato in un numero ristretto di sale americane, per poi arrivare sui servizi di video on demand il 6 giugno.
La trama
Marilyn Manson (forse per la sua fisionomia da “cattivo ragazzo”) interpreta il ruolo di un esperto assassino, Pope, con addosso una missione: uccidere uno dei due fratelli protagonisti (Niko Nicotera e Sam Quintin).
Il mandante è il loro padre adottivo. Dal trailer, intanto, è la figura di Manson a passare in risalto.
Prende la scena, come fa sul palco, con un microfono in mano. Stavolta, però, impugna una pistola.
Manson e quella vena istrionica che…
… non spiazza. Anzi. Il cantante, dalle maschere stravaganti e dall’indole furiosa, presenta doti recitative non indifferenti.
Tanto che sono molti i registi che lo hanno voluto sul set. Debutta nel 1997 in Strade Perdute di David Lynch, in cui veste i panni di un attore pornografico.
A seguire vanta un’ingente quantità di comparse e camei, come in Party Monster, Amiche Cattive, La setta delle tenebre, e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa di Asia Argento.
Ha preso parte a diversi episodi della serie tv di Mtv, Celebrity Deathmatch, diventando un idolo anche per il piccolo schermo.
Dal 2004, inoltre, Marilyn Manson (il vero nome è Brian Hugh Warner) lavora a un progetto cinematografico tutto suo.
Phantasmagoria: The Vision of Lewis Carroll, un horror che illustra le idee dello scrittore di Alice nel paese delle meraviglie, ripercorrendone tutta la vita.
Produzione tormentata e interrotta svariate volte. Avrebbe dovuto esordire sul web, poi al cinema nel 2007, ma nessuna casa di distribuzione ha manifestato interesse.
L’intento di pubblicare il lungometraggio, però, resta vivo nella mente di Manson, che nel 2014 annuncia su Facebook la ripresa dei lavori.
Ruoli e tematiche cupe, dark. Personaggi ai margini della società, collusi con la malavita o semplicemente anticonformisti.
Un po’ come l’artista originario di Canton, eccentrico e senza peli sulla lingua.
Motivi per i quali Mark Boone Junior lo ha coinvolto in Let Me Make You a Martyr: “Eravamo amici dai tempi di Sons of Anarchy. Era una sorta di mentore non richiesto. Mi ha sempre incoraggiato, ma è molto autoritario a riguardo. Dice cose come ‘Devi proprio fare questo, figlio di p…, ti piacerà’”.
Una specie di pilastro fuori dal comune, ma che fa della sua esperienza – e della sua vocazione – un punto di forza.
Peculiarità che, però, se mal amministrate, possono trasformarsi in un’arma a doppio taglio.
La linea di confine tra Manson e i personaggi che interpreta, infatti, è più sottile di quanto si possa immaginare.
In attesa dell’uscita del film, soddisfate la vostra curiosità su Cinemondium.com.
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