Tra gli italiani che hanno trionfato al Festival di Cannes, è impossibile non notare il nome di Marcello Fonte, protagonista del film di Matteo Garrone, Dogman.
Con la sua interpretazione, tenera e umana, e la sua semplicità, ha conquistato la giuria, vincendo la Palma 2018 come migliore attore.
Ha ricevuto il premio, inoltre, direttamente dalle mani di un altro grande del cinema italiano, Roberto Benigni, che tredici anni fa aveva rifiutato il ruolo per il quale il collega ha ottenuto il riconoscimento. cannes vincitori italiani
Chi è Marcello? cannes vincitori italiani
“Quando abitavo in una baracca e sentivo la pioggia cadere sopra le lamiere mi sembrava di sentire gli applausi“. Fonte racconta così il suo passato, fatto di tuguri e mille lavori. Parole intrise di un misto di amarezza e soddisfazione.
“Adesso quegli applausi sono veri – continua l’attore – siete voi. E io sento il calore di una famiglia. Mi sento a casa, la mia famiglia è il cinema“.
Il film
Nella pellicola di Garrone, in particolare, Marcello è il famoso Pietro De Negri, che trent’anni fa macchiò Roma con un atroce fatto di sangue.
Meglio conosciuto come il “canaro della Magliana“, il personaggio è il proprietario di una toelettatura per cani di periferia, che nel febbraio del 1988 torturò e uccise un ex pugile reo di aver terrorizzato un intero quartiere (in Dogman è Edoardo Pesce).
Il protagonista lo considerava un amico, prima di andare in carcere con l’inganno, vedendo tradita in questo modo la sua fiducia e intaccata la sua reputazione.
Così De Negri si fa giustizia da solo, diventando, però, il fautore di una vendetta feroce, animata da un male estremo.
Il regista
A tal proposito, il regista ha affermato: “Questa è una storia che poteva succedere a chiunque di noi, e per questo non volevamo cadere nel cliché del personaggio trasformato in un mostro“.
E sull’incontro con Marcello Fonte: “È il custode del centro sociale romano Nuovo Cinema Palazzo. Un giorno, durante le prove di uno spettacolo con ex detenuti, uno di questi è morto all’improvviso. Marcello sapeva la parte a memoria e lo ha sostituito. Quando il mio responsabile casting è andato a vedere lo spettacolo per scegliere un po’ di attori da provinare, lo ha trovato lì. È strepitoso“.
“Il confronto con lui – prosegue Garrone ai microfoni di Vanity Fair – ci ha allontanato in maniera naturale dal fatto di cronaca e ci ha portato in una dimensione più umana. La sua forza è di riuscire a trasmettere comunque umanità e dolcezza, e a non trasformarsi mai in mostro, appunto“.
A confermare queste dichiarazioni, ci pensa lo stesso Fonte: “Sognavo in silenzio l’arte da un cantina occupata e mi imbucavo sui set per mangiare il cestino. Ero un intruso“, aveva detto in una intervista all’Huffington Post.
Passare, però, dalle lamiere di una discarica in Calabria al grande schermo è stato più semplice del previsto.
E il talento ha giocato un ruolo fondamentale, regalandogli, oltre che a una lunga e formativa gavetta, diverse collaborazioni con grandi registi, da Scola a Scorsese, passando per Alice Rohrwacher.
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