Il film sui Queen è realtà Bohemian Rhapsody analisi recensione
Quando il progetto di un film dedicato a Freddie Mercury e ai Queen fu annunciato, i fan di tutto il mondo cominciarono a temere il peggio. Bohemian Rhapsody analisi recensione
All’epoca dell’annuncio della produzione del film sembrava praticamente impossibile trovare un attore all’altezza di Freddie Mercury.
Ci sarebbe stato qualcuno in grado di replicare il suo carisma, la sua tecnica e il suo peculiare timbro vocale? Le prime immagini in costume dell’attore Rami Malek (famoso per la Serie TV Mr. Robot) e la conferma che nel film avremo sentito la vera voce di Freddie, seppur mixata a quella del cantante Marc Matel, portò i più scettici a ricredersi.
Alla fine ci sono riusciti? Sono stati in grado di far rivivere i Queen sul grande schermo?
I Queen rivivono
Bohemian Rhapsody tratta della vita di Freddie Mercury partendo dal periodo degli studi universitari a Londra per poi concludersi verso la metà degli anni ottanta.
Da un punto di vista estetico e iconografico sembra davvero di rivedere i Queen come li avevamo lasciati quarant’anni fa. Non è il solo Rami Malek, che interpreta un Freddie Mercury in maniera eccelsa, a farla da padrone. Tutti gli attori riescono nella non semplice impresa di far tornare i Queen in vita. Tutti sono riusciti a raggiungere una somiglianza sia fisica che gestuale ai limiti della perfezione.
I 20 minuti finali della pellicola, che ripercorrono fedelmente il concerto del Live AID del 1985, sono il perfetto culmine di tutto questo. Ciò è stato reso possibile grazie a una fedeltà audiovisiva quasi maniacale.
Solo apparenza?
Il problema del film è proprio questo, visto che si regge quasi unicamente sulla bravura degli attori e sulle splendide melodie dei Queen che accompagnano l’intera pellicola.
La verosimiglianza, che sembrerebbe essere il punto di forza del film, alla fine si rivela essere limitata all’aspetto dei personaggi. La fedeltà alla storia di uno dei gruppi rock più famosi della storia è spesso messa da parte per far spazio ad eventi che non hanno mai avuto luogo. Senza fare alcun tipo di spoiler, le licenze narrative prese dagli sceneggiatori, Peter Morgan e Anthony McCarten (quest’ultimo autore di altri biopic come La teoria del tutto e L’ora più buia), sono troppe, eccessive e alle volte fuori luogo.
Le modifiche narrative fatte non sono però sviste di scrittura. Lo stravolgimento della vera storia dei Queen è figlio dell’obiettivo degli sceneggiatori di donare al pubblico una storia ben più intrigante rispetto alla realtà dei fatti. Il risultato finale è “Is this the real life? Is this just fantasy?“. Una linea sottile che separa la realtà dalla fantasia e che solo il fan più puro e duro noterà. Paradossalmente questo film potrebbe piacere più alle nuove generazioni che non ai fan di vecchia data. La cosa, però, potrebbe avvicinare nuovi ascoltatori alla strabiliante musica dei Queen.
Un’occasione sprecata
Seppur Mercury non smetta mai di splendere durante la pellicola, grazie a un Rami Malek monumentale, i difetti influiscono non poco su un film monco. Le beghe produttive (come il licenziamento del regista Bryan Synger a riprese in corso) non aiutano un film che spesso si trascina e si limita a essere il più classico dei biopic. Nemmeno la regia brilla in quanto a originalità, seppur sia compensata dall’ottima fotografia di Newton Thomas Sigel.
Resta da chiedersi perché terminare il film con il celebre concerto del 1985. La risposta a questa domanda sta nei suoi strepitosi incassi (551 milioni nel mondo). Un possibile sequel sembra dietro l’angolo. Bohemian Rhapsody analisi recensione
In conclusione Bohemian Rhapsody è un mosaico di eventi ora reali ora fittizi. Un film che plasma la cronologia degli eventi come meglio crede modificando ruoli e situazioni per esigenze narrative e cinematografiche.
Bohemian Rhapsody non è la storia dei Queen, né tanto meno di Mercury, ma è una storia con dentro i Queen. Si sarebbe potuto e dovuto fare decisamente di più. Bohemian Rhapsody analisi recensione
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