L’inizio di tutto Toy Story analisi storia
Era il lontano 1995 quando nelle sale statunitensi venne proiettato quello che, a conti fatti, è stato uno dei film d’animazione più importanti della storia del cinema, sia perché fu il primo film ad utilizzare la tecnica della computer grafica per tutta la sua durata, mettendo quindi da parte l’animazione tradizionale, sia per aver fatto conoscere al grande pubblico l’allora semisconosciuta Pixar, piccola casa di produzione cinematografica fondata da Steve Jobs. Parliamo, ovviamente, di Toy Story!
La trama del primo, storico film è ormai nota a tutti: quando il ragazzino Andy non è presente, i suoi giocattoli prendono magicamente vita. Abbiamo Woody, sceriffo egocentrico ma dal cuore buono, l’insicuro tirannosauro Rex, l’altezzoso Mr. Potato e tanti altri. L’ultimo arrivato di questa allegra famiglia di giocattoli è Buzz Lightyear, un ranger spaziale che scalza immediatamente Woody come giocattolo preferito di Andy. La cosa creerà dei conflitti tra i giocattoli e soprattutto tra i due “galli nello stesso pollaio”, ovvero Buzz e Woody.
Un messaggio dietro ai colori
Molto, troppo spesso i film d’animazione vengono etichettati come “film per bambini” e, per quanto sia un luogo comune abbondantemente superato, c’è chi ancora cade in questo tranello. Esistono sì dei prodotti d’animazione indirizzati unicamente per un pubblico molto giovane, ma al contempo da decenni esistono film animati creati esclusivamente per persone ben più cresciute.
I prodotti Pixar, in questo senso, si piazzano perfettamente in mezzo. Un film come Toy Story (così come i suoi meravigliosi
sequel e molte altre produzioni della suddetta casa di produzione) è perfettamente fruibile sia dai più giovani che dai ragazzi, gli adulti e chi più ne ha più ne metta. Se un bambino rimane affascinato dalle coloratissime immagini, dai personaggi carismatici e dalla storia fresca e avvincente, un adulto andrà oltre la bellissima apparenza andando a leggere il bellissimo sotto-testo di cui Toy Story è pregno. Toy Story analisi storia
Toy Story parla dell’amicizia, della gelosia, dell’intrinseca cattiveria dell’animo umano, della consapevolezza delle proprie doti e dello spirito di sacrificio. Tutte tematiche che solo una mente già matura e cresciuta può carpire appieno. E i sequel non sono di certo da meno, intavolando discorsi sempre più maturi e profondi come l’abbandono, la solitudine, la crescita e perfino il concetto di morte. toy story analisi storia
Toy Story, sia il primo film che l’intera trilogia, è un prodotto completo a 360° dove tutto funziona e tutto ha un suo perché. Oltre alla bellissima CGI, che migliora di film in film (nel caso del primo film è invecchiata benissimo), abbiamo una storia mai banale e scritta da persone che non lasciano nulla al caso e variando continuamente le atmosfere narrative, passando dal comedy al dramma fino ad arrivare all’horror.
Woody e Buzz: l’incarnazione della fanciullezza
Woody e Buzz, i personaggi principali dei tre film, sono due facce della stessa medaglia. Inizialmente rivali, i due capiscono che nessuno dei due può fare a meno dell’altro. Se Woody rappresenta l’egocentrismo tipico dei bambini, Buzz invece ne rappresenta l’ingenuità, il credere di essere un supereroe invincibile. Non appena i due uniscono le forze, diventando inseparabili, inizia il percorso di maturazione non solo dei due ma anche il nostro.
Se Woody insegna a Buzz che il mondo è un luogo cinico dove gli eroi non esistono, Buzz gli ricorda di come noi siamo quello che decidiamo di essere, oltre ogni limite ed ostacolo. La verità, ovviamente, sta da entrambe le parti. Perché il mondo non ha eroi ma è ricco di persone volenterose che possono andare dove vogliono e diventare chi vogliono.
Verso l’infinito e oltre.
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Bellissimo articolo, complimenti! Io adoro Toy Story, speriamo bene per il prossimo capitolo 🙂