Non il solito film sulla danza nè tantomeno un film autocelebrativo. Dancer è il ritratto profondo e sincero di un giovane artista il cui destino sembrava già scritto nella pietra. Dancer film documentario
Dotato di un carisma e una prestanza che tolgono il fiato, Sergei Polunin ha preso d’assalto il mondo della danza ed è diventato il più giovane primo ballerino nella storia della celebre istituzione inglese. Poi a ventidue anni e all’apice della sua gloria, se n’è andato sbattendo la porta.
Uscito ufficialmente nel settembre 2016, il film documentario Dancer racconta la vita e la carriera di Polunin, partendo dalle immagini a scuola di danza da bambino, passando per i tanti successi, i tatuaggi, l’amore.
Documentario realizzato in quattro anni durante i quali la produzione ha seguito Polunin nei suoi molteplici spostamenti.
La pellicola segue attraverso interviste e filmati d’archivio la straordinaria storia. Il documentario uscirà nelle sale il 5 Febbraio.
Un film come riscatto
“Stella che brilla di mille fuochi, il ballerino ucraino ha infilato il declino a suon di scacchi personali e professionali, di storie e capricci, di tatuaggi troppo visibili in scena e calzamaglie troppo strette per la sua immaginazione”.
Questa l’immagine che nel 2012 le testate giornalistiche hanno dato di Polunin, dopo il suo annuncio di abbandonare per sempre il Royal Ballet di Londra.
Dancer, il film documentario diretto da Steven Cantor, vuole offrire un nuovo ritratto del ballerino più profondo e complesso: di come il suo talento divenne un fardello e il suo corpo una prigione.
Nato nel Sud dell’Ucraina, nella città di Cherson, Sergei seppe superare tutte le prove che la vita gli mise davanti: povertà, solitudine e audizioni, per poi diventare all’età di soli 19 anni la stella più giovane di sempre del Royal Ballet.
La famiglia aveva fatto di tutto per permettere a Sergei di realizzare il suo sogno. Vanno via dal loro paese in cerca di un nuovo lavoro per pagare gli studi del figlio.
I suoi spettacoli riuscirono a registrare in poco tempo il tutto esaurito, le sue esibizioni seppero catturare l’attenzione del pubblico e della critica. Potremmo dire una favola che diventa realtà.
In realtà la favola bella si rivelerà essere drammatica.
L’evoluzione di un’artista
Polunin affronta la prima lezione di danza all’età di 3 anni; nel 1999 viene accettato al Kiev’s State Choreographic e con la madre e pochi soldi si trasferisce a Kiev per studiare.
Questo fino al 2003 quando, grazie ad una borsa di studio della Rudolf Nureyev Foundation, entra a far parte della British Royal Ballet School e si trasferisce a Londra.
Da quel momento tutto accade velocemente, fino a quando nel 2010, all’età di 19 anni, diventa il primo ballerino più giovane nella storia del Royal Ballet.
Ma presto tutto diventa più difficile da gestire: manca alle prove e inizia a mostrare un atteggiamento insofferente, fino a quando nel 2012, rassegna le sue dimissioni.
Queste le parole di Polunin: “L’artista in me stava morendo”. Non voleva diventare un prodotto, una macchina per fare soldi, lui voleva fare di se stesso pura arte.
Dopo l’abbandono si rifugia al London Tattoo Company, negozio di tatuaggidi cui era co-proprietario, per poi scrivere su Twitter: “Ho superato la notte. Ora farò le mie prossime mosse.”.
Ma anche “L’importante è avere abbastanza birra da arrivare al mattino”. Dancer film documentario
E ancora: “Qualcuno ha dell’eroina da vendere? Ho bisogno di tirarmi su il morale”. Dancer film documentario
Il riscatto di un artista
Dopo la crisi e un vagabondaggio artistico attraverso i teatri diventa primo ballerino a San Pietroburgo, mantenendo però la libertà di potersi esibire altrove ed impegnarsi in altri progetti personali.
Partecipa al talent sulla danza russo Big Ballet, talent che gli apre la porta verso collaborazioni con la moda, servizi fotografici, copertine.
Fino al vero e proprio evento virale del 2014 firmato da David La Chapelle, che lo riprende in un assolo sulle note di Take me to the Church di Hozier, vestito quasi unicamente dei suoi tatuaggi.
Polunin voleva che Take Me to Church fosse il suo canto del cigno. Il video lo ha reso ancora più popolare. Ed è qui che entra in gioco il documentario Dancer, per esplorare il paradosso di avere tutto e non sentirsi ancora soddisfatti.
Bello e dannato
Sergei Polunin appartiene a quella categoria di uomini bellissimi, ma di quella bellezza selvaggia, data dagli occhi grandi e uno sguardo magnetico, le labbra delineate e i capelli ribelli.
Con i suoi 180 cm e i 75 kg di peso mostra un fisico perfetto e statuario, solcato da tutta una serie di tatuaggi e di cicatrici.
Cicatrici che risalgono all’adolescenza e che si è inferte da solo come omaggio ai miti del cinema d’azione.
I suoi tatuaggi sono invece numerosissimi e sono un vero e proprio diario che parla di tutta la sua vita.
Tra i più rappresentativi: il nome di Mickey Rourke, il volto di James Dean, il Khodorat della vita (ruota della vita), un lupo che ulula e il Joker di Heath Ledger.
Non resta che aspettare di vederlo al cinema. Intanto continuate a seguirci su Cinemondium. Dancer film documentario