LOGAN – THE WOLVERINE: l’evoluzione del genere comic cinemafografici

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Dopo quasi diciassette anni dall’uscita del primo X-Men diretto da Bryan Singer, è arrivato nelle sale italiane l’1 Marzo Logan: The Wolverine, un lungo e intenso requiem per la incarnazione cinematografica di uno dei personaggi più amati del fumetto americano.

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Come una vera furia, Logan – The Wolverine si scaglia sul suo pubblico e lo trascina in un viaggio tra il western e l’orrore più viscerale. Qualcosa che non si era mai visto prima nel filone dei comic cinematografici, nemmeno Deadpool aveva osato tanto, nemmeno per un secondo Logan smette di prendersi sul serio. logan wolverine recensione logan wolverine recensione 
Non che lo humour manchi del tutto in Logan: c’è, ma è più sottile e va colto nel rapporto padre/figlio straordinario tra Wolverine e Xavier. logan the wolverine recensione logan the wolverine recensione logan the wolverine recensione logan the wolverine recensione

Giorni di una Futura Apocalisse

Diretto ancora una volta da James Mangold, già regista in Wolverine: L’immortale del 2013, il terzo stand-alone sul mutante con gli artigli di adamantio è ambientato nel 2029, sei anni dopo il futuro riscritto al termine di X-Men – Giorni di un futuro passato.
Giorni di una Futura ApocalisseA differenza di quanto aveva provato a fare la DC con Batman vs Superman con scarso successo, James Mangold e Hugh Jackman (vero motore del progetto) sono riusciti a sintetizzare con Logan il perfetto mix di intrattenimento da fumetto e cupezza: c’è un equilibrio impalpabile, perfetto, tra road avventuroso e nichilismo.

I mutanti sono quasi del tutto estinti, e gli X-Men non esistono più. Sono rimasti solo Wolverine (o meglio, Logan), che lavora come autista, e Charles Xavier (Patrick Stewart), novantenne e affetto da una malattia degenerativa (non meglio specificata) che rende potenzialmente letale la sua telepatia, tanto da essere definito come un’arma di distruzione di massa.
Isolati dal mondo che li circonda, i due vecchi amici non fanno altro che aspettare la fine. Fino a quando, un giorno fa capolino una ragazzina di nome Laura, il cui legame con Logan è il motivo per cui può ancora esserci una speranza per la razza mutante. Tale speranza dipende però dalla sopravvivenza di Laura (è lei la potente X-23), motivo per cui l’uomo che fu Wolverine dovrà sfoderare di nuovo gli artigli e vedersela con l’organizzazione malvagia di turno.

Un mondo brutale

Già dal titolo – Logan – The Wolverine – che si contrappone a quelli dei due precedenti lungometraggi sulle gesta in solitario del protagonista, è evidente l’intenzione di concentrarsi sull’aspetto più “intimo” del personaggio,: questo è un Logan invecchiato, malconcio (il fattore rigenerante c’è ancora, ma l’efficacia è diminuita col passare degli anni), tormentato da una vita passata all’insegna del dolore, la violenza, come Alan Ladd ne Il cavaliere della valle solitaria o Clint Eastwood ne Gli spietati.

Due paragoni tutt’altro che casuali, poiché Mangold ha impostato Logan come un western crepuscolare, tra paesaggi desertici, luci intense e malinconiche e scelte musicali che non assoceremmo ad un blockbuster (i titoli di coda sono attraversati da The Man Comes Around di Johnny Cash), senza contare il rimando diretto al già menzionato film di George Stevens che appare su uno schermo televisivo.
Un mondo violento, più del solito, ma al contempo collocato in un contesto cinematografico riconoscibile, con un’inevitabile battaglia finale che a grandi linee non si discosta troppo dagli stilemi riconosciuti del genere, forse per paura di alienare quella parte di pubblico che, per quanto aperta ai cambiamenti, si aspetta qualcosa di familiare anche dall’ultima avventura di Wolverine.

La ragazzina mutante

Logan non veste più i panni dell’eroe da molto tempo e ora fa l’autista di limousine e accudisce il novantenne Xavier in una cittadina messicana.
La ragazzina mutanteIl suo vecchio mentore soffre di una non precisata malattia degenerativa del cervello e, con i suoi poteri, sarebbe rischioso tenerlo all’aria aperta, così Logan lo ha confinato in una cisterna. Ma un giorno il passato bussa alla porta dei due X-Men in pensione: una ragazzina mutante, con poteri molto simili a quelli di Wolverine, deve essere trasportata attraverso mezza America in un rifugio sicuro per i suoi simili. A inseguire questa improvvisata banda di perdenti ci sono i Reavers, scagnozzi potenziati della bieca multinazionale Transigen, intenzionata a controllare la mutazione per usarla come arma.

Il viaggio dell’eroe

Il futuro dipinto da Logan – The Wolverine non sembra tanto diverso dal nostro presente, e come nella migliore science fiction ne mette in luce gli angoli più inquietanti. Ma è anche lasciato molto alla fantasia dello spettatore, perché ciò che conta davvero è la sfida interiore del protagonista: un viaggio dell’eroe sofferto, il rifiuto della chiamata, l’accettazione riluttante della missione e infine l’apertura all’altro e al cambiamento.
Finalmente un film che non solo ci mostra Wolverine come avrebbe sempre dovuto essere – con tanto di effetti gore quando il nostro fa a fette gli avversari preso dalla rabbia – ma che ne capisce alla perfezione il carattere. È tutta una grande metafora: il vero nemico di Wolverine è sempre stato Wolverine stesso e il passato è un veleno che ci uccide a poco a poco, se non sappiamo accettarlo e passare oltre. Questo si riflette nel plot del film in maniera palese ma funzionale e intelligente.

Un Jackman da Oscar

La prova fisica di Jackman è encomiabile: un amore per il personaggio che ha interpretato per diciassette anni e che ora porta fino a una conclusione epica e catartica. Jackman zoppica, grugnisce, il volto segnato dalle cicatrici e dalla sofferenza. Se mai Hollywood si deciderà a considerare seriamente le performance degli attori in questo tipo di film (Oscar postumo a Heath Ledger escluso), la prova di Jackman in questo film potrebbe finire tranquillamente nella cinquina dei nominati, e magari anche vincere. Se lo meriterebbe. Anche Patrick Stewart ci mette la sua classe, ma Jackman è proprio su un altro pianeta.

jackman oscar 2017Il tutto è confezionato come il più classico western, in cui un uomo solitario e cinico si trasforma per l’occasione in eroe e salva “la vallata” dai cattivi. Non è un caso che i protagonisti vedano Il cavaliere della valle solitaria in TV e che la frase finale di quel film venga citata apertamente nel finale di questo. L’ultimissima immagine di Logan è da pelle d’oca per chiunque abbia amato la saga degli X-Men sia al cinema che su carta. Un omaggio totale, una dichiarazione d’amore alla potenza evocativa del fumetto in quanto epica moderna. Non sarà dimenticata facilmente.

Appuntamento al cinema!

Per espresso volere di Jackman, Logan – The Wolverine è un film per lo più autoconclusivo, fruibile senza aver (ri)visto gli episodi precedenti e privo di elementi apertamente volti a porre le basi per il futuro (anche perché, vista la cronologia, avrebbe poco senso continuare da qui).  logan wolverine recensione logan wolverine recensione
Al contempo però ci troviamo di fronte ad un film esplicitamente concepito – a partire dal divieto ai minori di 17 anni negli Stati Uniti – per un pubblico abbastanza specifico, quello che ha seguito l’attore nel corso della sua evoluzione nei panni di Logan, un viaggio durato quasi vent’anni e nove film (anche se in due casi si trattava di camei).
L’ultima tappa è sì calibrata per i neofiti, ma a livello emotivo la violenza, le risate (sì, ce ne sono, spesso e volentieri) e le lacrime associate al congedo artistico di Jackman dal ruolo che lo ha reso una star funziona soprattutto se si conosce la saga dal principio. Un elemento che in alcuni punti può rivelarsi una debolezza – i pochi rimandi al passato sono al limite del criptico – ma è anche un vantaggio per Jackman, libero da ogni vincolo narrativo e capace di esplorare finalmente appieno le contraddizioni umane di un personaggio complesso al quale il cinema non ha sempre reso giustizia. logan the wolverine recensione logan the wolverine recensione

Conclusioni

Dopo tanti anni, questo è Logan come lo abbiamo sempre voluto vedere, ed è poeticamente giusto che non lo si riveda più, piuttosto che rischiare che la prossima apparizione non sia all’altezza di quanto visto in questi 135 minuti. Da questo punto di vista l’attore si riconferma la scelta ideale per interpretare Wolverine: quello che ha fatto Jackman – lasciare il franchise – non sarà forse molto condiviso dai fan del personaggio, ma l’attore australiano non poteva certo scegliere un tempismo migliore di questo (nel film migliore della saga) per congedarsi. logan the wolverine recensione logan the wolverine recensione
Un grazie di cuore a Hugh Jackman da tutto lo staff di Cinemondium, grazie per averci accompagnato per questi 17 anni e ora correte al cinema!

firedream79

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