Trama Recensione Tarantino Hollywood
Los Angeles, anni ’60, siamo in piena rivoluzione hippy. In questo contesto facciamo la conoscenza di Rick Dalton, un noto attore che da anni cerca di far decollare la propria carriera, e del suo migliore amico (nonché controfigura) Cliff Booth. Entrambi devono affrontare la nascita di un nuovo tipo di cinema e questo costringe Dalton ad accettare ruoli da cattivo occasionale in televisione. Recensione Tarantino Hollywood
Parallelamente alle vicende dei due prende forma una delle vicende più tragiche e della storia americana, ovvero gli omicidi di della famiglia Manson.
Un film non tarantiniano
Partiamo subito con il dire che C’era una volta a… Hollywood è, probabilmente, il film che meno incarna lo stile tipico di Quentin Tarantino. A differenza di altri film del celebre regista, la storia di questo film segue binari pressoché lineari, offre una regia molto più sobria e un tono molto più intimistico. Sono stati messi da parte ritmi serrati del suo esordio cinematografico visti in Le Iene, così come i dialoghi memorabili di Pulp Fiction. C’era una volta a… Hollywood è un film permeato da un’atmosfera nostalgica, con lunghe sequenze non fondamentali ai fini della trama ma utili per rendere al meglio il tono malinconico dell’opera.
Eppure, pur essendo il film meno tarantiniano di Tarantino, è al contempo anche il suo lavoro più autoriale e sentito.
Tarantino omaggia quel cinema che lo ha fatto innamorare a tal punto da convincerlo a diventare un regista e se la prende con molta calma, facendoci assaporare ogni inquadratura senza alcuna fretta (il film dura quasi tre ore), C’era una volta a… Hollywood è, come suggerisce il titolo, una favola, narrata con squisita eleganza e che invita lo spettatore a godersi il racconto e perdersi in esso.
Il doppio
Fondamentale, nella tematica di base della pellicola, la figura del doppio. Già la coppia protagonista del film, attore/controfigura, è un esempio di ciò. I due rappresentano due per opposti sia per professione che a livello personale. Se Cliff indossa abiti molto formali, Rick veste con rudi stivali da cowboy. Eppure tra i due quello davvero fragile è proprio l’attore, ormai un pesce fuor d’acqua in una Hollywood che si sta evolvendo inesorabilmente e sempre più velocemente.
Rick è quello che interpreta il duro, ma non lo è davvero. È Cliff ad essere quello sicuro di sé, tra i due, e infatti il loro rapporto è molto più di una semplice amicizia. Cliff spesso si comporta come un padre nei confronti di Rick, intimorito dallo scorrere del tempo che sta uccidendo la sua carriera.
C’era una volta a… Hollywood è cinema che parla di cinema, in maniera molto più poetica e romantica rispetto a quanto fatto in passato dal regista.
L’evoluzione del regista
In generale, questo nono film di Tarantino è difficile da inquadrare, e questo rende difficile parlarne, soprattutto senza fare spoiler sull’ultima parte del film, ricca di sequenze al cardiopalma.
Quello che però traspare da questa pellicola è che Tarantino, vicino al suo dichiarato ritiro dalle scene, sia sia deciso a sperimentare come mai prima d’ora.
Pur non rinnegando sé stesso e il suo peculiare stile, il regista ha deciso di esplorare nuove strade creative dietro la macchina da presa, provare nuove soluzioni stilistiche. Seppur il risultato possa essere straniante per un fan duro e puro di Tarantino, non si può certamente dire che il buon Quentin abbia fallito nel voler proporre qualcosa di nuovo, tutt’altro.
Quentin Tarantino non è più il regista di ventisette anni fa, quando avvenne il suo esordio, è artisticamente maturato e questo lo ha portato a regalare al pubblico la propria opera più complessa e ambiziosa mai realizzata.
Prove attoriali
Se il film in sé potrebbe far discutere i fan, sul lato attoriale non si può non essere concordi all’unanimità sul fatto che il cast abbia regalato delle performance attoriale superbe. I tre protagonisti, interpretati da Leonardo DiCaprio, Margot Robbie e Brad Pitt, sono stati sensazionali. Soprattutto Pitt, che si prepara a spegne cinquantasei candeline, ha probabilmente raggiunto il suo picco artistico e personale grazie al ruolo di Cliff.
Menzione d’onore a Damon Herriman nella parte di Charles Manson, il quale ha fatto un eccellente lavoro nel prestare il proprio volto per un ruolo tutt’altro che semplice (seppur appaia molto meno del previsto).
Conclusioni
C’era una volta a… Hollywood è il miglior lavoro di Tarantino? No, non lo è. Ma è probabilmente la pellicola più personale del regista, un (pen)ultimo saluto al proprio pubblico prima del ritiro. Si tratta di una pellicola eccezionale, che forse non rimarrà nell’immaginario collettivo come altri film del regista ma che farà comunque parlare di sé per molto tempo.
Se amate il cinema, allora amerete C’era una volta a Hollywood.
E voi, cosa ne pensate? Avete già visto il film? Fateci sapere la vostra con un commento qua sotto e continuate a seguirci su Cinemondium! Recensione Tarantino Hollywood