Sole cuore amore: gli ingredienti ideali per un’esistenza serena.
Solo che spesso la vita mette alla prova i suoi protagonisti. E a quel punto non resta che affrontare ogni singolo ostacolo col sorriso sulle labbra.
Proprio come i personaggi del film di Daniele Vicari, nelle sale dal 4 maggio.
La trama
Presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2016, Sole cuore amore parla del rapporto di amicizia, o meglio, di sorellanza, tra due giovani donne.
Eli (Isabella Ragonese) ha quattro figli, un marito semi disoccupato, e un lavoro in un bar che si trova a due ore di distanza dalla sua abitazione.
Vale (Eva Grieco), invece, è sola. Fa la ballerina, ma si mantiene esibendosi nelle discoteche.
Due facce della stessa medaglia, anche se apparentemente distanti anni luce. Due protagoniste agguerrite, ma piegate dalle difficoltà della routine.
Faranno affidamento alla solidarietà reciproca per uscire fuori dal tunnel a testa alta.
Specchio della quotidianità
Come vedere sé stessi dentro una pellicola. È quello che succede al pubblico di Sole cuore amore.
Precarietà, difficoltà economiche, pressioni, sconforto. Ma anche voglia di combattere, e di riuscire ad andare avanti nonostante tutto.
La sintesi di un lungometraggio che rappresenta la vita quotidiana di umili lavoratori, persone comuni, schiacciate da incombenze finanziare, la famiglia, i figli da mantenere, la dignità da tutelare.
Specchio di un’infelicità costante? No. Voglia di porsi delle domande, e di cambiare le cose.
Stati d’animo che accomunano spettatori e protagonisti, e che traspaiono grazie alle musiche (corredate da appropriate coreografie) composte da Stefano Di Battista: jazz e non solo come espressione di turbamenti e sorrisi.
Prodotto da Fandango e Rai Cinema, Sole cuore amore è uno spaccato di realtà dalla quale è impossibile prendere le distanze.
Sancisce, professionalmente parlando, il ritorno di Vicari come regista sul grande schermo, dopo ben cinque anni di assenza. Ma metaforicamente simboleggia anche il ritorno in auge di temi sociali “impegnativi”, spesso sottovalutati dal cinema dei nostri tempi.