Premesse Stranger Things 3 sopravvalutata
Viviamo in un’epoca in cui ormai, narrativamente parlando, tutto è stato raccontato. Ormai tutto sa di già visto e riuscire a sorprendere il pubblico diventa sempre più arduo. Stranger Things 3 sopravvalutata
L’unica cosa che resta da fare ai creativi è quella di prendere elementi già visti in altre opere e saperli sapientemente amalgamare. Questo è il caso della prima stagione di Stranger Things, dove Matt e Ross Duffer, i creatori della suddetta serie, sono riusciti sia a prendere a piene mani dalle pellicole più influenti degli anni ’80 sia a raccontare una storia che, citazioni a parte, risultava fresca e a modo suo innovativa.
Peccato che arrivati alla terza stagione questa magia pare già essere sparita. La freschezza che si avvertiva nelle prime due stagioni ha fatto spazio ad una serie di elementi che fanno della terza stagione di Stranger Things un prodotto ben impacchettato ma narrativamente discutibile. Ecco quindi a voi i motivi per cui Stanger Things è tutto fuorché la miglior stagione della serie. A seguire SPOILER:
Le (troppe) coincidenze
Nella prima stagione seguivamo le vicissitudini di un gruppo di ragazzini che, loro malgrado, si ritrovavano a fronteggiare strani fenomeni paranormali. Nella seconda, invece, vedevamo quegli stessi ragazzini subire le conseguenze di quei traumatici avvenimenti.
Il coinvolgimento dei protagonisti, nelle prime due stagioni, risultava naturale e per nulla forzato. Peccato che ciò non avvenga in questa terza stagione.
Sembra che alle volte (o meglio, sempre) a Hawkins ci abitino solo i protagonisti della serie, visto che le “cose strane” capitano sempre e solo a loro. Per esempio, com’è possibile che sia proprio Dustin a beccare la comunicazione tra i russi? Quante probabilità c’erano che fosse proprio Billy la prima vittima del Mind Flayer? O che Joyce sia l’unica ad accorgersi, in tutta la città, che qualcosa non va con le calamite?
Troppi personaggi senza più nulla da dire
Sembra quasi che i personaggi siano ficcati a forza nella narrativa, e infatti nella maggior parte dei casi i protagonisti (o presunti tali) non hanno un reale ruolo attivo negli avvenimenti e anzi, sembra siano messi lì giusto per contorno.
Prendiamo per esempio Will, il bambino la cui scomparsa fa partire gli avvenimenti della prima stagione. In questa terza stagione, oltre a grattarsi il collo, non ha alcuna utilità. Stesso dicasi per personaggi come Mike, Lucas e Jonathan. Provate ad immaginare un ipotetica terza stagione senza questi personaggi, il risultato sarà che gli avvenimenti visti non avranno alcuna ripercussione con la loro mancanza.
Appare evidente il fatto che gli autori non sappiano più cosa farci con tutti questi personaggi, e l’unica soluzione che hanno trovato pare essere quella di parlare unicamente dei loro rapporti amorosi, come se non ci fosse altro da raccontare.
Ripetitività Stranger Things 3 sopravvalutata
Alla fine della seconda stagione il portale che collegava il nostro mondo al Sotto-Sopra veniva chiuso definitivamente. All’inizio di questa terza stagione il portale viene riaperto dai russi. Perché? Perché i russi sono cattivi e vogliono fare cose cattive.
Con queste premesse si potrebbe andare avanti così all’infinito: portale aperto – i protagonisti lo chiudono – ripeti. Perché io spettatore dovrei appassionarmi ad una struttura narrativa che è il copia e incolla della precedente stagione? Visto anche il finale di questa terza stagione, all’orizzonte non si vede alcuno spiraglio di novità.
Perché non far sì che venga aperto un portale per UN’ALTRA dimensione, invece di andare a parare sempre e comunque sul Sotto-Sopra, sui Demogorgoni e sul Mind Flayer?
I Deus ex machina
Per chi non lo sapesse la terminologia Deus ex machina indica un personaggio che compare sulla scena per dare una risoluzione ad una trama ormai irrisolvibile.
È, in pratica, un espediente narrativo che serve a risolvere una situazione all’apparenza senza vie di fuga.
Di per sé questo elemento, in genere, non influisce negativamente sulla percezione che ha lo spettatore di una storia. Peccato che questa terza stagione viva unicamente di Deus ex machina. Come per esempio Robin che riesce a imparare il russo in un paio di ore, o Suzie che sembra sia l’unica di tutti i personaggi coinvolti a conoscere un codice fondamentale.
Insomma, forzature su forzature che, nelle precedenti stagioni, non vi erano (o comunque erano molto meno presenti e fastidiose).
Non tutto da buttare
Seppur fin qui abbia demolito questa terza stagione di Stranger Things, non parliamo di certo di un prodotto televisivo insufficiente. Alcuni personaggi funzionano dannatamente bene, come Steve, Dustin e Robin, e a livello tecnico è stato fatto un lavoro encomiabile.
Peccato che, a livello narrativo, la serie sembra già aver perso quella verve che aveva reso la prima stagione di Stranger Things così speciale e amata.
Non ci resta altro se non guardare al futuro della serie con un misto tra speranza e scetticismo
Nel cast rivediamo Winona Ryder (Joyce Byers), Finn Wolfhard (Mike Wheeler), Millie Bobbie Brown (Undici-Eleven), David Harbour (Jim Hopper), Caleb McLaughlin (Lucas Sinclair), Sadie Sink (Maxine “Max” Mayfield / “Madmax”), Gaten Matarazzo (Dustin Henderson), Charlie Heaton (Jonathan Byers), Noah Schnapp (Will Byers), Dacre Montgomery (Billy Hargrove), Joe Keery (Steve Harrington), Natalia Dyer (Nancy Wheeler), e Cara Buono (Karen Wheeler). Le new entry hanno invece i volti di Maya Hawke (figlia di Uma Thurman ed Ethan Hawke), Cary Elwes e Jake Busey. Stranger Things 3 sopravvalutata
E voi, cosa ne pensate? Attendete con impazienza la prossima stagione di Stranger Things? Che giudizio avete su questa terza stagione? Fateci sapere la vostra con un commento qua sotto e continuate a seguirci su Cinemondium!