The Irishman: perfezione contestuale
The Irishman streaming italiano
Ne avevamo parlato fino allo sfinimento, forse come l’evento dell’anno, ma finalmente è abbia o avuto la prova che quello che aspettavano non era stato solo l’hype del momento, ma un vero e proprio capolavoro di genere. The Irishman funziona per tanti motivi, uno tra questi è l’accoppiata vincente di tre mostri sacri del cinema Hollywoodiano: Joe Pesci, Robert De Niro e Al Pacino, che li vede per la prima volta recitare insieme. Senza ombra di dubbio il loro ruolo da gangster mafiosi si attinge a pennello, sono praticamente perfetti, nelle battute e nella loro sceneggiatura: un mix perfetto. Il lavoro in CGI ringiovanisce efficacemente il volto degli attori, conferendo al film la sua “totalità” narrativa e contestuale.The Irishman streaming italiano
Le tre “Chimere”
Il film ricorda vagamente Casino, ma nel personaggio di Frank Sheeran c’è un po’ di tutti i grandi mafiosi della storia dello schermo: un po’ di Noodles di C’era una volta in America, un po’ di Tom Hagen de Il Padrino, passando per il più goffo Tony Soprano che rivoluzionò la serialità televisiva ormai quasi venti anni fa. Pesci, invece, porta in scena un personaggio (Russ) pacato e sobrio quanto carismatico; è un criminale dall’intelligenza fuori dal comune. Quasi una figura paterna per Frank. L’interpretazione di Al Pacino (Jimmy) è più enfatica, rabbiosa, fuori dalle righe. Un sindacalista che prende fuoco ogni cinque minuti e che parla anche troppo.
I tre leggendari attori premi Oscar si dividono la scena senza invadersi a vicenda, rischio che si corre quando metti Messi e Ronaldo nella stessa squadra; ma i grandi tre si valorizzano con scambi di battute spesso fuori contesto, originali e pieni di ritmo.
Estetica Scorsesiana
Il ritmo del film è perfettamente bilanciato: Scorsese insieme a Steven Zaillian partoriscono una storia dal racconto consistente, ma allo stesso tempo non troppo pesante, sebbene il film duri 3 ore e mezza. Un film che racconta un lato oscuro della storia americana, ma anche una storia di intime amicizie. The Irishman fà della riflessione il suo punto cardine e conclusione finale (The Departed), ci mette davanti ad una realtà nuda e cruda, in cui il pentimento, la gloria, la solitudine, convergono alla fine di una vita. Alla fine non c’è buono o cattivo, ma esistono solo uomini che muoiono. Una sceneggiatura che non cade mai nel banale, a tratti dolce e riflessiva, in altri momenti adrenalinica e degna di un vero gangster movie.
Il reale e la dimensione dell’uomo
Scorsese non si ferma al semplice racconto di una storia passata, ma come in Silence mostra l’estetica registica che lo ha sempre contraddistinto. Non è solo quello che abbiamo visto nei suoi thriller, ma è un regista che ritrova nella dimensione filmica, nel racconto di soggetti narrativi, la sua dimensione di reale. Scorsese spinge idee, sensazioni, sentimenti, e non si limita a raccontare scene d’azione, ma svirgola (spesso e volentieri) nella contemplazione del ruolo dell’uomo nella società moderna. The Irishman è forse il miglior gangster movie da trent’anni a questa parte. Un film che, in un modo o nell’altro, ti tiene incollato senza mai annoiare per più di tre ore.
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