Scheda del film:
Tre manifesti recensione
- DATA USCITA:
- GENERE: Thriller, Drammatico
- ANNO: 2017
- REGIA: Martin McDonagh
- ATTORI: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Peter Dinklage, John Hawkes, Abbie Cornish, Caleb Landry Jones, Lucas Hedges, Kerry Condon, Zeljko Ivanek, Amanda Warren
- PAESE: USA
- DURATA: 115 Min
- DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
Tutti hanno sentito parlare di Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Il film che ultimamente ha fatto molto parlare di se. La recente 90° notte degli Oscar ha confermato le attese e ha premiato due degli interpreti del film. Anche se il premio più ambito per una pellicola è stato riscosso dal film di Guillermo del Toro, La forma dell’Acqua.
ùIl film di Martin McDonagh, regista di origini irlandesi, nasce dal bisogno di raccontare lo spaccato di vita di una fittizia cittadina americana: Ebbing. Questo è un posto come tanti. Uno dove si conoscono tutti e l’opinione della gente conta. La comunità esiste e si fa sentire. Esprime forte e chiaro la sua essenza borghese e borghesizzata. Un posto dove è lecito che una ragazzina muoia mentre viene violentata. Ma non è pensabile che una donna si metta contro questa gang, e soprattutto è assolutamente proibito palesare il lato oscuro della luna. Magari mettendo nero su rosso la grande vergogna della città e la faccia affiggere proprio fuori Ebbing, dove tutti possono vederlo.
Tutti sono pronti a commentare, a giudicare, a schierarsi.
Trama: Tre manifesti recensione
Una donna decide di far affiggere tre manifesti, proprio fuori la cittadina del Missouri, Ebbing. Un atto così semplice può scatenare una serie di eventi che poco si possono immaginare. In questi cartelloni ci sono tre frasi. Tre accuse ben strutturate. E il protagonista è William Willoughby. Lo sceriffo di Ebbing, uomo rispettato e amato da tutti. Anche dal proprio sottoposto, il violento ubriacone Jason Dixon, che vede nello sceriffo il padre che non ha mai avuto. Ed è così che le vite di queste persone si cominciano ad intrecciare. La campagna personale di Mildred si trasforma in una battaglia senza esclusione di colpi, calci, schiaffi, morsi, insulti e frasi scurrili. Tre manifesti recensione
Tre manifesti a Ebbing, Missouri
La prima volta che mi sono approcciata a Tre manifesti, l’ho fatto nell’ignoranza più assoluta. Non conoscevo nulla della pellicola, se non il titolo, e nemmeno troppo (non riuscivo proprio a ricordarlo). Come è ovvio il pregiudizio c’era. Un film drammatico, freddo. Una sceneggiatura spoglia, piena di lunghi silenzi e sguardi pieni di significa. E poi ho visto il film…
Quello che mi sono ritrovata davanti invece è un’esplosione di colori e vita. Delle inquadrature ispirate, pregnanti. Una sceneggiatura piena di risposte taglienti come stilettate e un’ironia amara che ti spinge al riso. Quello strano che un momento dopo ti chiedi perché tu stia ridendo.
La donna di marmo:
– Stuprata mentre moriva – Tre manifesti recensione
E’ così che è morta la figlia di Mildred. Una donna con cui la vita non è stata affatto buona, ma non una donna in ginocchio. E’ qualcuno che non riesce a stare al suo posto e subire, lei si rialza e reagisce.
E’ tosta come il marmo, è così che la definisce Jason Dixon, il pupillo dello sceriffo Willoughby. Vero anche che all’apparenza Mildred possa sembrare un blocco di granito, ma sotto c’è una donna che a stento si regge in piedi. Che si ostina a mantenere l’equilibrio. La precarietà della sua condizione la tiene sempre in tensione, continuamente a un passo dal crollo. Questo è magistralmente interpretato da Frances McDormand. Il suo monologo è la perfetta rappresentazione della protagonista. La camera puntata sugli occhi dell’attrice, un primo piano pronto a catturare ogni minima sfumatura che traspare da quelle finestre. Le quali danno proprio su quel tumulto interiore che sta all’interno di una madre che ha appena realizzato che sua figlia, veramente non tornerà mai più a casa. Non importa quanto urli o scalci, lei non c’è più e quel che è stato non può essere cambiato.
Ma non per questo può abbattersi e quindi, eccola di nuovo in piedi. Il mento ben alto, lo sguardo dritto davanti a se e si può ripartire.
Le sfumature contrastanti
Tre manifesti a Ebbing, Missouri è un film che rappresenta l’umanità nuda e cruda. Fatta di ambiguità. Non tutto è sempre bianco o nero. Non esistono solo le persone buone o cattive. Il mondo è fatto di varietà, colore e contrasti.
Non sempre quello che sembra è del tutto vero, e Tre manifesti mette in chiaro questo concetto.
Non è possibile identificarsi in un solo colore, all’interno di ogni essere umano c’è ogni giorno una lotta di opposti in guerra. Il film esprime questo punto portando quasi all’esasperazione sia le caratteristiche positive dei personaggi, che quelle negative. Il che rende difficile identificare ogni personaggio su un fronte ben preciso. Un approccio senz’altro studiato, strumentalizzato dal regista per rendere inequivocabile questa profonda incoerenza che è insita nell’essere umano e che nello specifico viene rappresentato da Ebbing tutta. Tre manifesti recensione
La cosa da tenere a mente in questo film è che “non tutto è come sembra”. Solo guardando meglio e più a fondo si può capire veramente la vera essenza della realtà.
Le cose cambiano e le situazioni sono diverse, questo non significa che i personaggi risultino poco verosimili. Anzi, sono credibili e veri.
E’ la vita a metterci davanti a dei bivi e ogni volta è nostro dovere scegliere come proseguire e quale via imboccare. E ogni via presenta difficoltà diverse e i compagni di viaggio possono essere anche quelli impensabili. Persino i più improbabili, ma questo non significa che non siano i più adatti.
Il trio delle meraviglie: Tre manifesti recensione
Il vero tesoro di questo film sono gli interpreti. Francis McDormand, Sam Rockwell e Woody Harrelson sono il perno della storia. Coloro che spingono lo spettatore a vedere cosa succederà. La loro magistrale bravura è palpabile. La forza espressiva che hanno è così potente da risultare reali, veri. Lo spettatore è un’osservatore. Colui che dall’alto di uno schermo osserva come vengono palesate le grandi ambiguità della società americana. Un misto di bigottismo, rabbia repressa, omofobia poco celata e razzismo a stento soppresso.
Molti sono i punti toccati ed elaborati nel corso della narrazione. Ma il principio cardine del film, è quello di sottolineare le ambiguità e le sfumature che compongono una società, una comunità. Il regista ci mostra con una forza e una chiarezza spiazzanti l’evolversi delle emozioni umane.
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