E’ ormai noto che il 18 maggio Netflix ha reso disponibile la seconda stagione di Thirteen Reasons Why.
La perfezione della prima stagione..
Nel 2017 Netflix lanciò la prima stagione di Thirteen Reason why. La stagione era composta da 13 episodi, tanti quante erano le (valide?) motivazioni che indussero la giovane Hannah Baker al suicidio.
A prescindere dalle discussioni che ha suscitato, la serie era un crescendo di emozioni: un climax ascendente verso la motivazione centrale del suicidio.
E infine l’amara e l’atroce scelta di suicidarsi nella vasca da bagno: una sequenza lenta che accompagna Hannah alla dipartita. Unico dubbio, il finale colmo di punti interrogativi.
La scelta -inizialmente poco giustificata- di travalicare la narrazione del romanzo di Jay Asher in una seconda stagione ha trovato consensi solo in una magra parte del pubblico.
..LA NUOVA STRADA DI BRIAN YORKEY
Non sembrava necessaria, dunque, l’estensione della serie. Lo showrunner Bryan Yorkey decide comunque di seguire un sentiero totalmente diverso rispetto al precedente, modificando l’oggetto rivelatore di verità fino ad allora celate. Difatti, sostituisce le cassette con le polaroid che Clay trova nel corso della stagione.
Si rivela cosi inutile proseguire con la seconda stagione? Il finale del primo era una conclusione aperta, lasciava dubbi, dei punti interrogativi.
Lo scopo di Brian Yorkey, dunque, è quello di fornire una risposta alle parentesi aperte, in primis mostrare le conseguenze del suicidio di Hannah Baker.
In secondo luogo, ha voluto approfondire del tutto alcune tematiche emerse nella prima stagione, in particolare la violenza, la forza del silenzio e la ricerca di giustizia in tutte le sue forme.
I personaggi risultano essere più interessanti. Possiamo utilizzare il termine di tridimensionalità del personaggio, dato l’approfondimento psicologico che lo showrunner riserva per loro.
UNA SERIE CHE PROVOCA
Tredici è una serie che provoca. Anche nella seconda stagione ha suscitato delle emozioni positive o negative.
Essere provocatoria. La serie, alla fine della tredicesima puntata, riesce a provocare un turbinio di sensazioni difficili da spiegare. Riesce a coinvolgere lo spettatore che diventa quasi un personaggio, anzi, vorrebbe proprio esserlo. Soprattutto perché le ingiustizie, le bugie emergono anche e soprattutto nella seconda stagione.
In molte scene lo spettatore vorrebbe farsi personaggio. Prendiamo ad esempio la linea narrativa che caratterizza la stagione: il processo che vede opposti i genitori di Hannah e la scuola. Più volte si sa che il processo non sta andando bene per i genitori, proprio per la complicità di coloro che sono chiamati a testimoniare. In molte circostanze, dunque, lo spettatore vorrebbe entrare in aula e dire la sua.
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Tredici 2 recensione positiva